Mentre la maggior parte dei sistemi blockchain utilizza gli algoritmi di consenso Proof of Work (PoW) o Proof of Stake (PoS), la Proof of Burn (PoB) è sotto esame come possibile alternativa.
In linea generale, gli algoritmi di consenso nella blockchain hanno la responsabilità di proteggere il network, oltre a verificare e convalidare le transazioni.
Una blockchain Proof of Work, come quella di Bitcoin, crea uno scenario in cui i miner competono per trovare la soluzione valida di un enigma crittografico complesso. Il primo miner a trovare la soluzione per un determinato blocco trasmette la sua prova di lavoro svolto (la block hash) al resto del network. A questo punto, il network distribuito di nodi verifica se la prova è valida o meno. In caso affermativo, il miner guadagna il diritto di aggiungere in modo permanente quel blocco alla blockchain, e viene ricompensato con nuovi bitcoin.
Per quanto riguarda le blockchain Proof of Stake, l’algoritmo di consenso funziona in modo diverso. Invece di usare funzioni hash, l’algoritmo PoS fa uso di firme digitali che dimostrano la proprietà delle monete. La convalida di nuovi blocchi viene effettuata dai cosiddetti forger o minter, i quali vengono selezionati secondo uno schema deterministico. Maggiore il numero di monete nella stake di un forger, maggiori le probabilità di essere scelto come convalidatore del blocco. A differenza dei sistemi PoW, gran parte dei sistemi PoS non presentano ricompense per la creazione di un blocco. Un minter che convalida un blocco riceve solo le commissioni sulle transazioni in esso contenute.
Sebbene l’algoritmo Proof of Burn abbia diverse somiglianze con la PoW e la PoS, presenta un metodo unico e particolare per raggiungere il consenso e convalidare i blocchi.
Proof of Burn (PoB)
Esistono più versioni di PoB, ma il concetto di Proof of Burn idealizzato da Iain Stewart è probabilmente il più riconosciuto nel settore delle criptovalute. E’ stato proposto come un’alternativa più sostenibile all’algoritmo di consenso PoW.
Essenzialmente, la Proof of Burn assomiglia all’algoritmo Proof of Work ma con tassi di consumo energetico ridotti. Il processo di convalida dei blocchi all’interno di network basati sulla PoB non richiede l’uso di risorse computazionali e non dipende da hardware per il mining (come gli ASIC). Invece, vengono eliminate, o bruciate, criptovalute come mezzo per “investire” risorse nella blockchain, quindi i candidati miner non devono investire risorse fisiche. Nei sistemi PoB, i miner investono in mining rig virtuali (o mining power virtuale).
In altre parole, attraverso i coin burn, gli utenti possono dimostrare il proprio impegno nei confronti del network, ottenendo il diritto di “minare” e convalidare transazioni. Dato che il processo di eliminazione delle monete rappresenta mining power virtuale, maggiore sarà il numero di monete bruciate da un utente in favore del sistema, maggiore sarà la sua mining power e, di conseguenza, più alte saranno le probabilità di essere scelto come convalidatore del prossimo blocco.
Come funziona la Proof of Burn?
Una delle ragioni per cui le blockchain Proof of Work sono sicure è il fatto che i miner devono investire molte risorse per essere redditizi. Questo significa che un miner PoW avrà tutti gli incentivi per agire in modo onesto e aiutare il network per impedire che i suoi investimenti iniziali siano sprecati.
L’idea è simile per gli algoritmi Proof of Burn. Invece di investire elettricità, lavoro e potenza di calcolo, le blockchain PoB dovrebbero essere protette dall’investimento fatto attraverso i coin burn e nient’altro.
Come per le blockchain PoW, i sistemi PoB offrono ricompense per la creazione di un blocco, ed entro un certo periodo di tempo dovrebbero coprire l’investimento iniziale delle monete bruciate.
Come menzionato in precedenza, ci sono diversi modi per implementare l’algoritmo di consenso Proof of Burn. Mentre alcuni progetti eseguono il mining PoB bruciando bitcoin, altri raggiungono il consenso bruciando la propria moneta nativa.
Proof of Burn vs Proof of Stake
Un elemento in comune tra PoB e PoS è il fatto che i convalidatori dei blocchi devono investire le proprie monete per partecipare al meccanismo di consenso. Tuttavia, le blockchain PoS richiedono ai forger di mettere le monete in stake, solitamente congelandole. Se i forger decidono di lasciare il network, possono riprendersi le monete e venderle nel mercato. Quindi, in questo scenario non c’è una scarsità permanente in quanto le monete vengono tolte dalla circolazione solo per un certo periodo di tempo. Al contrario, i convalidatori di blocchi PoB devono distruggere per sempre le proprie monete, creando una scarsità economica permanente.
Pro e Contro della Proof of Burn
I pro/contro elencati di seguito si basano sugli argomenti generali dei sostenitori della PoB e non vanno considerati come fatti provati. Ci sono delle controversie in merito a questi argomenti che richiedono ulteriori test.
Pro
Più sostenibile. Consumo di energia ridotto.
Non serve hardware per il mining. I coin burn sono mining rig virtuali.
I coin burn riducono la fornitura circolante (scarsità sul mercato).
Incoraggia impegno a lungo termine da parte dei miner.
La distribuzione/mining delle monete tende ad essere meno centralizzato.
Contro
Secondo alcuni, la PoB non è davvero ecosostenibile in quanto i bitcoin bruciati vengono generati attraverso mining PoW, che richiede molte risorse.
La sua efficacia non è stata ancora dimostrata su scala più ampia. Sono necessari ulteriori test per confermare efficienza e sicurezza.
La verifica del lavoro svolto dai miner tende ad essere in ritardo. Non è veloce quanto quella nelle blockchain Proof of Work.
Il processo di eliminazione delle monete non è sempre trasparente o facilmente verificabile dall’utente medio.